Campigli Massimo
Massimo Campigli: Un Viaggio tra Avanguardia e Arcaicità
Massimo Campigli, nato Max Ihlenfeld il 4 luglio 1895 a Berlino, è stato un pittore e giornalista italiano la cui opera ha attraversato diverse correnti artistiche del XX secolo. Figlio naturale di Anna Paolina Luisa Ihlenfeld, una giovane diciottenne di origine alto-borghese, fu allevato dalla nonna materna a Settignano, vicino Firenze, dove si trasferì con la madre nel 1899. In questo contesto, Campigli crebbe credendo che la nonna fosse sua madre e che la madre fosse sua zia.
Nel 1909, si trasferì a Milano, dove iniziò a frequentare gli ambienti futuristi, entrando in contatto con artisti come Umberto Boccioni e Carlo Carrà. Collaborò con la rivista “Lacerba”, firmando i suoi articoli con lo pseudonimo Massimo Campigli.
Durante la Prima Guerra Mondiale, fu fatto prigioniero e deportato in Ungheria, esperienza che influenzò profondamente la sua visione artistica.
Nel 1919, si trasferì a Parigi come corrispondente del “Corriere della Sera”. Qui, iniziò a dipingere da autodidatta, frequentando il Café du Dôme e stringendo amicizie con artisti come Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Gino Severini e Filippo De Pisis. Le sue visite al Louvre lo avvicinarono all’arte egizia, che influenzò profondamente il suo stile pittorico.
Le Opere Più Rappresentative di Massimo Campigli
La produzione artistica di Campigli è caratterizzata da figure femminili stilizzate e composizioni che richiamano l’arte antica. Tra le sue opere più significative si annoverano:
- “Il Caffè” (1931): un dipinto che rappresenta una scena quotidiana con figure femminili stilizzate, evidenziando l’influenza dell’arte egizia e etrusca. :contentReference[oaicite:6]{index=6}
- “Le Sposine” (1934): un’opera che raffigura un gruppo di donne in abiti tradizionali, sottolineando l’interesse dell’artista per le tematiche femminili e rituali.
- “Donne con Ombrellino” (1950): un dipinto che mostra figure femminili in una composizione armoniosa, con richiami all’arte arcaica.
- “Le Donne di Campigli” (1953): un’opera che sintetizza la sua ricerca stilistica, con figure femminili rappresentate in pose statiche e solenni.
- “Maternità” (1955): un dipinto che esplora il tema della maternità attraverso figure femminili stilizzate, evocando un senso di sacralità.
L’Eredità di Massimo Campigli
Nel 1923, Campigli tenne la sua prima esposizione personale alla Galleria Bragaglia di Roma. Negli anni successivi, le sue figure acquisirono una qualità monumentale, con pose stilizzate e composizioni scultoree. Partecipò a numerose esposizioni internazionali, tra cui la Biennale di Venezia nel 1928, dove fu colpito dalla collezione etrusca del Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma, influenzando ulteriormente il suo stile.
Durante gli anni ’30, Campigli realizzò importanti opere murali, tra cui un affresco per la V Triennale di Milano nel 1933 e “I costruttori” per la Società delle Nazioni a Ginevra nel 1937. Nel 1939, sposò la scultrice Giuditta Scalini, con la quale trascorse gli anni della guerra tra Milano e Venezia. Dopo il conflitto, si divise tra Roma, Parigi e Saint-Tropez, continuando la sua attività artistica. Nel 1967, il Palazzo Reale di Milano gli dedicò una retrospettiva. Morì il 31 maggio 1971 a Saint-Tropez.
Le opere di Campigli sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, testimoniando la sua rilevanza nel panorama artistico del XX secolo. La sua capacità di fondere influenze arcaiche con sensibilità moderne ha lasciato un’impronta duratura nell’arte italiana e internazionale.