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Sciltian Gregorio

Gregorio Sciltian: Maestro del Realismo e del Trompe-l’œil nel XX Secolo

Gregorio Sciltian, nato Grigorij Ivanovič Šiltjan il 20 agosto 1900 a Nakhichevan-na-Donu, presso Rostov sul Don, e deceduto il 1º aprile 1985 a Roma, è stato un pittore italiano di origine armena, celebre per la sua maestria nel trompe-l’œil e per la sua adesione al realismo. La sua formazione artistica iniziò a Mosca, dove frequentò il ginnasio Adolfi, per poi proseguire gli studi all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. Nel 1919, a seguito della Rivoluzione d’Ottobre, lasciò la Russia e si stabilì prima a Costantinopoli, poi a Vienna, dove approfondì lo studio del Rinascimento italiano. Successivamente, visse a Berlino, Parigi e, infine, in Italia, dove si stabilì definitivamente nel 1923.

Opere Principali di Gregorio Sciltian

La produzione artistica di Sciltian è vasta e diversificata, con opere che spaziano dai ritratti alle nature morte, spesso caratterizzate da un realismo meticoloso e dall’uso del trompe-l’œil. Tra le sue opere più significative si annoverano:

  • “Strumenti musicali” (1922): una natura morta che evidenzia la sua abilità nel rappresentare oggetti con precisione quasi fotografica.
  • “Biondo corsaro” (1926): un ritratto che combina elementi realistici con un tocco di romanticismo.
  • “Bacco all’osteria” (1936): un’opera che riflette l’influenza della pittura caravaggesca, con un uso drammatico della luce e dell’ombra.
  • “Drappo appeso. Trompe l’œil”: un esempio della sua maestria nel creare illusioni ottiche attraverso la pittura.
  • “Colazione” (1940): una natura morta che mostra la sua attenzione ai dettagli e la capacità di rendere tangibile la materialità degli oggetti.
  • “San Sebastiano” (1940): un’opera che unisce elementi religiosi con una rappresentazione realistica del corpo umano.
  • “Ritratto di un pensatore” (1940): un dipinto che cattura l’intensità intellettuale del soggetto.
  • “Pagine di storia” (1950): un’opera che combina elementi storici con una composizione artistica raffinata.
  • “Autoritratto” (1962): un’introspezione pittorica che rivela la percezione di sé dell’artista.
  • “Ritratto di Peppino De Filippo” (1965): un ritratto del celebre attore italiano, che mette in luce la capacità di Sciltian di cogliere l’essenza dei suoi soggetti.
    Queste opere testimoniano la versatilità di Sciltian e la sua capacità di spaziare tra diversi generi pittorici, mantenendo una coerenza stilistica che lo ha reso una figura di rilievo nel panorama artistico del XX secolo.

Carriera e Influenze Artistiche

Durante la sua permanenza in Italia, Sciltian espose in numerose gallerie e partecipò a importanti manifestazioni artistiche, tra cui la Biennale di Venezia nel 1926.

La sua pittura, caratterizzata da un realismo meticoloso e dall’uso sapiente del trompe-l’œil, si ispirava alla tradizione fiamminga e caravaggesca.

Nel dopoguerra, fu tra i fondatori del gruppo dei “Pittori moderni della realtà”, insieme a Pietro Annigoni, Antonio Bueno e Xavier Bueno, opponendosi alle tendenze astratte emergenti e promuovendo un ritorno alla rappresentazione realistica.

Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private, sia in Italia che all’estero, e continuano a essere apprezzate per la loro qualità tecnica e la profondità espressiva.

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